19 maggio 2021
"Strade ricaricanti", "Un posto nello spazio", "Questione di tempo": questi i temi della nostra rassegna settimanale.
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Strade ricaricanti. I ricercatori della Cornell University stanno sviluppando una carreggiata speciale in grado di ricaricare le batterie dei veicoli mentre percorrono la strada, in modo da permettere ai conducenti di viaggiare senza doversi fermare alle stazioni di servizio. “Le autostrade avrebbero una corsia di ricarica preferenziale”, ha detto a Insider Khurram Afridi, professore associato di ingegneria elettronica e informatica e ricercatore capo della Cornell, “simile alle corsie ad alta occupazione”, cioè a quelle corsie che in alcune strade americane sono riservate ai veicoli con più di un occupante. “Il sistema dovrebbe essere in grado di identificare quale auto entri nella corsia, inviando successivamente una fattura”. Secondo Afridi, una tecnologia di questo tipo sarà ancora fuori commercio per cinque-dieci anni, ma potrebbe fare miracoli in un settore afflitto da “ansia da autonomia” (la preoccupazione di rimanere senza energia mentre si è in viaggio) come quello della mobilità elettrica. Questo genere di strade allevierebbe anche la pressione sulle infrastrutture di ricarica, che stanno lottando per tenere il passo della domanda. Insider calcola che attualmente esistono solo 100mila prese di ricarica negli Stati Uniti per 1,8 milioni di auto alimentate a batteria.
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Un posto nello spazio. Il miliardario giapponese Yusaku Maezawa, imprenditore e collezionista d'arte giapponese, secondo quanto riportato su The Byte, ha annunciato che visiterà a dicembre la Stazione spaziale internazionale (una stazione spaziale in orbita terrestre bassa). Questo lancio, che avverrà tramite il veicolo spaziale russo Sojuz, costituirà il passo intermedio prima di intraprendere un viaggio più lungo intorno alla Luna a bordo di SpaceX Starship, la navicella prodotto da SpaceX, l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk. Per il lancio nell'avamposto orbitale Maezawa sarà accompagnato dal suo assistente di produzione e dal cosmonauta Alexander Misurkin, per la durata di 12 giorni. “Maezawa è diventato così il primo individuo a pagare un biglietto per visitare la Stazione spaziale internazionale”. Inoltre, ha invitato otto membri del pubblico dei social a unirsi gratuitamente a lui nel futuro viaggio intorno alla Luna, che però potrà avvenire solo nel 2023. La Russia, riporta sempre The Byte, ha in programma di inviare un'attrice e un regista a ottobre sulla Stazione spaziale internazionale per girare un film. Mentre a gennaio 2022, tre uomini d'affari di Stati Uniti, Canada e Israele compiranno un viaggio verso la stazione, pagando circa 55 milioni di dollari ciascuno.
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Questione di tempo. È facile perdere la cognizione dei minuti che passano quando si gioca, ma uno studio ha dimostrato che questo fenomeno viene amplificato dalla realtà virtuale (Vr). La ricerca, pubblicata dagli studiosi dell’Università della California sulla rivista Timing & Time perception, ha elaborato un esperimento per dimostrarlo: due gruppi di individui sono stati posti davanti allo stesso gioco, un labirinto semplificato. Coloro che hanno giocato su uno schermo bidimensionale si sono dimostrati in grado di calcolare il tempo trascorso (cinque minuti) senza avere accesso a un orologio. Mentre i partecipanti immersi nello stesso labirinto, ma su una Vr, hanno giocato per una media di 72,6 secondi in più rispetto ai primi. “Questa è la prima volta che possiamo dire che non si tratta solo del fatto che si stia giocando a un videogioco”, ha dichiarato Grayson Mullen, assistente di ricerca, “ma che la realtà virtuale – rispetto a uno schermo convenzionale – contribuisce a comprimere il tempo”. La compressione del tempo è un effetto scientificamente studiato, e si verifica quando il tempo scorre più velocemente rispetto a quanto pensiamo. I ricercatori suggeriscono che l'effetto potrebbe derivare dal fatto che l’individuo, nella Vr, sia meno consapevole del proprio corpo fisico. “Nella realtà virtuale, quando guardi in basso, potresti non vedere niente (dove sarebbe normalmente il tuo corpo), oppure potresti incontrare lo schema di un corpo, ma non sarebbe il tuo”, ha detto il professore di psicologia Nicolas Davidenko, coautore dell'articolo.
di Flavio Natale