Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Il mondo si mobilita contro l’inquinamento da plastica

Entro il 2060 il consumo di plastica potrebbe triplicare. I negoziati per un accordo internazionale vincolante e le misure dei singoli Paesi dimostrano crescente attenzione e impegno per affrontare il problema.

A inizio gennaio ClientEarth, Surfrider Europe e Zero waste France, tre associazioni ambientaliste francesi, hanno intrapreso un’azione legale nei confronti di Danone, leader mondiale nei prodotti lattiero caseari. L’accusa? L’azienda non sta riducendo l’impatto ambientale causato dalla plastica utilizzata.

Danone, tra i dieci top plastic polluters secondo il Report 2022 del movimento Break free from plastic, nel 2021 ha usato oltre 750mila tonnellate di plastica, un peso pari a 74 volte quello della Tour Eiffel, tra bottiglie, contenitori di yogurt e altri imballaggi. L’azienda ha dichiarato di aver ridotto del 12% il proprio consumo di plastica tra il 2018 e il 2021 e di voler utilizzare solo imballaggi riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025.

Con questa causa le associazioni sperano anche di portare maggiore attenzione sul problema, sempre più urgente, dell’inquinamento da plastica.

Un futuro di plastica. La plastica ha rivoluzionato la vita quotidiana delle società moderne, offrendo utilizzi versatili ed economici in ambiti diversi, dal settore alimentare a quello sanitario. Secondo i dati del Global plastic outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), dal 2000 al 2019 la produzione globale di plastica è raddoppiata, raggiungendo i 460 milioni di tonnellate nel 2019.

Solo il 9% della plastica prodotta viene correttamente riciclato. Il 69% finisce nelle discariche o negli inceneritori e il restante 22% è smaltito illegalmente, bruciato o disperso nell’ambiente. Sono 139 i milioni di tonnellate che si sarebbero accumulate negli oceani e nei fiumi, secondo le stime al 2019, con gravi ripercussioni sugli ecosistemi acquatici, sulla salute e sull’economia. Ad esempio, secondo i dati della Commissione europea,  causa dell’inquinamento da plastica il settore europeo del turismo e della pesca perdono rispettivamente 630 milioni e 300 milioni di euro all’anno.

La situazione non sembra destinata a migliorare: secondo l’Ocse se non si prenderanno misure adeguate, il consumo di plastica potrebbe triplicare entro il 2060, anche a causa della crescita della domanda nei Paesi africani e del Sud Est asiatico. La quantità di plastica dispersa nell’ambiente potrebbe raddoppiare, raggiungendo i 44 milioni di tonnellate all’anno nel 2060.

Chi subisce le conseguenze? Per decenni i Paesi occidentali hanno esportato i propri rifiuti in plastica, scaricando su altri Paesi la responsabilità dello smaltimento. La destinazione principale è stata a lungo la Cina fino a quando non ne ha vietato l’importazione nel 2018.

A causa della difficile riciclabilità o dell’inadeguatezza delle infrastrutture, la plastica importata finisce in discariche illegali o nell’ambiente: l’86% della dispersione, infatti, avviene nei Paesi non Ocse, nonostante consumino poco più della metà della plastica globale.


LEGGI ANCHE – LE POSSIBILI ALTERNATIVE ALLA CATASTROFE ANNUNCIATA DELLA PLASTICA NELL’AMBIENTE


Secondo le stime dell’Ocse eliminare la dispersione di plastica nell’ambiente potrebbe comportare fino all’0,8% del Pil globale nel 2060 che graveranno principalmente sui Paesi non Ocse. Le spese per la pulizia e i danni causati dall’inquinamento, tuttavia, sarebbero ancora più ingenti. Per questo motivo è necessario rafforzare la cooperazione internazionale, per condividere conoscenze e destinare investimento nello sviluppo dell’economia circolare e nel miglioramento dei sistemi di riciclaggio e di gestione dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo.

Un trattato internazionale. Tra fine novembre e inizio dicembre del 2022 in Uruguay si è svolto il primo incontro del Comitato intergovernativo incaricato dei negoziati per concludere entro il 2024 accordo legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica. A marzo del 2022 l’Assemblea sull’ambiente delle Nazioni unite ha infatti approvato una risoluzione sull’impegno a ratificare un trattato per regolamentare l’intero ciclo di vita della plastica.


LEGGI ANCHE – IL TRATTATTO SULLA PLASTICA SARÀ L’ACCORDO PIÙ IMPORTANTE DOPO PARIGI?


Per contrastare l’inquinamento da plastica negli anni sono nate altre iniziative. Oltre mille soggetti, tra aziende, governi e altre organizzazioni hanno aderito volontariamente al New plastics economy global commitment, promosso nel 2018 dalla Fondazione Ellen MacArthur e dal Programma per l’ambiente delle Nazioni unite, stabilendo alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2025. Il Global commitment 2022 evidenzia come, sebbene si siano registrati alcuni progressi, i target principali non verranno realizzati. Nel 2021, ad esempio, l’uso totale della plastica vergine da parte dei soggetti firmatari è aumentata del 2,5%, ritornando al livello del 2018, mentre la percentuale di plastica riciclata negli imballaggi è diminuita, attestandosi all’1.2% del totale.

Le iniziative dell’Unione europea. Da luglio del 2021 non è possibile immettere sui mercati dell’Unione europea alcuni prodotti in plastica monouso, come piatti, posate, cannucce e cotton fioc. A novembre 2022, la Commissione europea ha inoltre proposto un nuovo regolamento per limitare il consumo di imballaggi di plastica monouso e incentivare l’utilizzo di plastica riciclata.

Alcuni Stati membri hanno introdotto ulteriori: in Francia, ad esempio, a partire dal 2023 i ristoranti, le mense, le caffetterie e i fast con più di 20 posti a sedere dovranno utilizzare piatti, posate, tazze e bicchieri lavabili e riutilizzabili.

E in Italia? La direttiva europea è stata introdotta in Italia solo a inizio 2022. La normativa italiana, tuttavia, prevede l’esclusione dal divieto dei prodotti biodegradabili e compostabili che presentano una percentuale di materia prima rinnovabile uguale o superiore al 40% nel 2023 e al 60% nel 2024.

Come evidenzia anche il Rapporto ASviS 2022, è necessario ripensare gli interventi per incentivare i consumatori a ridurre l’utilizzo di plastica e imballaggi.

Alcuni passi positivi sono stati fatti: ad esempio sono state approvate le Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare, note come “Legge salvamare”, che promuovono il recupero dei rifiuti raccolti accidentalmente in mare. In precedenza i pescatori, quando se li ritrovavano nelle reti, erano obbligati a rigettarli in acqua.

mercoledì 1 febbraio 2023