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Le foreste di mangrovie sono preziose ma sempre più vulnerabili

Uno studio internazionale coordinato dall’università di Firenze dimostra come l’impoverimento della biodiversità dei mangrovieti sia una minaccia per la sopravvivenza dell’ecosistema.

di Andrea De Tommasi 

“Il mondo si sta rendendo conto dell'importanza delle mangrovie”, ha detto Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco, sottolineando la necessità che tutti sostengano il ripristino e la protezione di questi habitat cruciali. L’alto funzionario ha lanciato l'appello nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale per la conservazione dell'ecosistema di mangrovie, celebrata il 26 luglio.

Le mangrovie si trovano nelle regioni tropicali e subtropicali, al confine tra terra e mare. A livello globale, coprono una superficie di appena 14,8 milioni di ettari, grosso modo equivalente alla dimensione della Grecia. “Proteggono la biodiversità alimentando la vita marina. Funzionano come sistemi di filtraggio, assorbendo nutrienti e inquinanti. Combattono l'erosione costiera, agendo da frangiflutti per arginare le mareggiate e l'energia delle onde. Soprattutto, svolgono un ruolo essenziale come pozzi di assorbimento del carbonio, sequestrando il carbonio atmosferico e oceanico per lunghi periodi di tempo".

Eppure, nonostante questi benefici, l'Unesco ha stimato che alcuni Paesi hanno perso più del 40% delle loro mangrovie tra il 1980 e il 2005, spesso a causa dello sviluppo costiero. Le mangrovie, insomma, stanno scomparendo da tre a cinque volte più velocemente delle perdite globali di foreste, con gravi ripercussioni ecologiche e socioeconomiche. A lanciare l’allarme è anche uno studio internazionale coordinato dai ricercatori dell’università di Firenze Stefano Cannicci e Sara Fratini, pubblicato il 26 luglio sulla rivista Proceedings of the national academy of sciences (Pnas).

I ricercatori hanno mappato 209 specie di crostacei e 155 di molluschi in 16 aree tropicali e subtropicali di tutto il mondo. Hanno poi classificato queste specie in 64 unità funzionali che svolgono compiti indispensabili per la vita dei mangrovieti, a seconda di cosa mangiano e quale comportamento attuano nel microhabitat in cui vivono.

La ricerca ha registrato la frequenza più bassa mai raggiunta di biodiversità nelle specie di invertebrati – principalmente granchi e molluschi – che abitano nelle foreste di mangrovie, situate in Sud America, nell’Oceano Indiano orientale e nel Pacifico. Gli scienziati hanno scoperto che in molti mangrovieti del nostro pianeta sono presenti solo una o poche specie associate a una specifica unità funzionale e hanno individuato le foreste che potrebbero subire maggiori danni dall’impoverimento faunistico.

di Andrea De Tommasi

mercoledì 28 luglio 2021