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Gli alberi della Becca di Viou e la resilienza al cambiamento climatico

Secondo un recente studio, nonostante le temperature superiori gli alberi, nel decennio 2006-2015, sono cresciuti a un tasso circa 1,9 volte superiore a quello del 1810-1819.

di Flavio Natale

“Questo studio mira a ricostruire i cambiamenti climatici attraverso l'analisi dell'evoluzione del suolo nel tardo Olocene e la valutazione dell'andamento climatico degli ultimi secoli e anni, utilizzando come campo di studio un’importante zona di alta quota sul versante della Becca di Monte Viou, in Valle d'Aosta, a 2515 metri sopra il livello del mare”.

L’articolo “An integrated approach for tracking climate-driven changes in treeline environments on different time scales in the Valle d’Aosta, Italian Alps”, pubblicato il 28 giugno sulla rivista scientifica The Holocene, ha analizzato come le diverse componenti, biotiche e abiotiche (fattori inorganici come gli aspetti geologici e atmosferici che intervengono nell'ambiente in cui si trovano gli organismi viventi), abbiano risposto alle variazioni climatiche del bosco montano.

Questo approccio si basa su metodi di analisi provenienti dalla scienza del suolo e dalle tecniche dendrocronologiche – ovvero quelle permettono di stabilire la datazione di fenomeni meteorologici, giacimenti archeologici e altro attraverso lo studio delle correlazioni tra gli accrescimenti annuali di alberi fossili e i fattori climatici – oltreché grazie al monitoraggio giornaliero della temperatura dell’aria e del suolo di quattro stagioni di crescita.

“Le misurazioni hanno dimostrato che le temperature del suolo durante queste stagioni sono superiori ai valori di riferimento”, si legge nella ricerca. Nonostante i dati, questa condizione non ha però costituito “un fattore limitante per l'insediamento e la crescita degli alberi, anche alle quote più elevate”. Evidenze dendrocronologiche inoltre hanno mostrato una spiccata sensibilità alla crescita degli anelli degli alberi durante il periodo di inizio estate. “Nel decennio 2006-2015, gli alberi a circa 2300 metri sono cresciuti a un tasso che è circa 1,9 volte superiore a quello del decennio 1810-1819, uno dei periodi più freddi della Piccola Era Glaciale”.

Inoltre, i suoli presi in analisi hanno mostrato una risposta soltanto incipiente al riscaldamento climatico, “probabilmente a causa della loro resilienza alle mutevoli condizioni ambientali e ai diversi fattori che influenzano lo sviluppo del suolo”.

Nel complesso, i risultati di questo approccio integrato hanno permesso di quantificare le diverse risposte delle componenti abiotiche e biotiche nel tempo, sottolineando l'influenza delle condizioni locali nella risposta ai cambiamenti climatici passati e presenti.

di Flavio Natale

mercoledì 14 luglio 2021