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Pace: tranquillità e inquietudine, dall’immaginario all’azione

Dall’incontro organizzato da Prioritalia con Assoetica e Università di Milano emergono spunti per riflettere sul cambiamento culturale e l’evoluzione del concetto di benessere proposte dall’Agenda 2030, in particolare dal Goal 16.

di Niccolò Gori Sassoli

La pandemia, la guerra in Ucraina e la consapevolezza dei rapidi e imprevedibili cambiamenti delle condizioni ambientali su cui si è fondata l’evoluzione della civiltà umana mettono in discussione quell’idea di pace che - come cittadini italiani, europei e occidentali - consideravamo generalmente solida. Dopo quasi 80 anni anche in Italia, in Europa e nel primo mondo torniamo a sentirci fragili, precari, forse avviati ad affrontare grandi sconvolgimenti, condividendo nuovamente una condizione di incertezza che ha segnato, e continua a segnare, l’esistenza della stragrande maggioranza degli esseri umani di ogni tempo e ogni luogo.

Questo cambiamento di prospettiva passa dal modo con cui concepiamo la pace e ne immaginiamo, anche simbolicamente, la molteplicità e le contraddizioni. Su questi temi abbiamo riflettuto durante l’incontro Pace: tranquillità e inquietudine organizzato dalla Fondazione Prioritalia con Assoetica e con il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano presso la Casa della Memoria del Comune di Milano, in una delle ultime giornate del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022, martedì 25 ottobre. Un’occasione per tornare a dialogare in presenza, sviluppando l’impegno di Prioritalia come piattaforma civica e culturale della comunità manageriale.

Ad aprire l’incontro la presentazione di una ricerca, realizzata da Assoetica con l’Istituto Scenari, che utilizza un test di trasformazione ludico-onirico per far emergere, attraverso il linguaggio della metafora, le radici psicologiche, simboliche e affettive da cui discendono scelte e comportamenti sociali. Partendo dalla domanda “quale animale ti viene in mente se immagini la pace?” l’indagine ha portato all’individuazione di alcuni profili-tipo tra cui ne emergono due principali, definiti “i dipendenti” e “i gaudenti”, che insieme raccolgono oltre il 76% del campione intervistato. La caratteristica che accomuna queste due categorie è l’individualismo. Questo tratto, nei dipendenti, deriva dalla ricerca di una tranquillità che trascura il contesto, delega le responsabilità e ignora la profondità delle relazioni con gli altri e con la biosfera; nei gaudenti scaturisce dalla scelta di agire in funzione del piacere e dell’utilità soggettiva, sapendo che “si vive una volta sola”. 

È vero: sul piano della nostra esistenza fisica come individui viviamo una volta sola. E’ altrettanto vero che facciamo parte di una natura che funziona grazie al suo continuo rinnovarsi, evolvendo in modalità cicliche, non lineari, attraverso le generazioni. Le idee vivono nel tempo: i pensieri e le iniziative di singoli individui vanno al di là delle loro vite e condizionano la civiltà umana. Pensiamo ai poemi omerici, al diritto romano, al cristianesimo, al metodo scientifico. Pensiamo a come le idee e le azioni di Hitler, di Gandhi o di Marx abbiano cambiato il mondo. Forse in futuro diremo lo stesso di Elon Musk, di Vladimir Putin, di Jeff Bezos… Che ruolo hanno queste persone e le loro idee nel nostro immaginario? Cosa hanno fatto per la pace? E noi? Per rispondere possiamo ricorrere alle categorie proposte dalla ricerca, sapendo che si tratta di una semplificazione da usare per formulare ipotesi e non per costruire pregiudizi.

Oltre ai dipendenti e ai gaudenti la ricerca di Assoetica individua una terza numerosa categoria: “i coscienti”. Ne fanno parte un 22% di persone che non concepiscono il benessere solo nella sua declinazione individuale ma anche in quella sociale, e sono disposti a cedere una parte del godimento personale per poter accedere a un godimento più ampio. In questa visione possiamo trovare quella tensione che muove molte persone che operano nella cosiddetta società civile, nell’associazionismo, nel volontariato. Per approfondire questa considerazione, intervenendo all’incontro, ho menzionato due iniziative realizzate di recente da ASviS e Prioritalia.

La prima riguarda il premio delle Comete Civiche, assegnato poche settimane fa in occasione del decimo anno di Prioritalia per valorizzare progetti che collegano innovazione sociale, economia circolare, educazione e rigenerazione ambientale, in nome del civismo. Durante l’assegnazione dei riconoscimenti, la presidente di ASviS e Prioritalia Marcella Mallen ha affermato che la comunità manageriale, dopo avere lavorato per restituire le proprie competenze verso la società civile, si muove oggi in una direzione diversa: non solo dai manager verso la società civile ma viceversa, portando la progettualità e le istanze etiche dei cittadini verso il mondo produttivo, verso le aziende.

Si tratta di un importante cambiamento di prospettiva: i manager si mettono in ascolto e non lo fanno (solo) per ragioni di business o di immagine ma per ragioni etiche, per cercare nuovi valori e obiettivi da perseguire oltre a quelle del profitto. Anche la ricerca di Assoetica va in questa direzione, usando un metodo nato per fare indagini di mercato per analizzare un concetto filosofico, l’immaginario della pace. 

La seconda iniziativa è la presentazione del position paper dell’ASviS intitolato “Servizio Civile Universale: giovani, cittadinanza e pace”, avvenuta all’evento conclusivo del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il documento, realizzato dal gruppo di Lavoro sul Goal 16, promuove il servizio civile come strumento per affermare con i giovani un’idea di cittadinanza fondata sulla collaborazione e non sulla competizione. Un’idea che inverte il rapporto di forza tra interessi individuali e interessi comuni, tra il benessere immediato e quello durevole, proponendo una visione di pace positiva centrata sulla capacità di sentirsi e agire come cittadini globali.

Due esempi che insieme alle immagini dinamiche degli animali evocate dagli intervistati dimostrano come la tranquillità sia una condizione ideale ma forse impossibile da raggiungere, poiché facciamo parte di una natura mutevole. Possiamo costruire zone di confort dove sostare ma non restarci troppo a lungo. Le bolle che abitiamo - dalle più piccole personali alla più grande, la biosfera - chiedono manutenzione, adattamento, scambi continui. E’ nell’inquietudine, nel movimento, nel divenire che si costruisce e si mantiene la pace e il suo presupposto, il benessere, la prospettiva di un futuro prospero.

Ora che la pace è in discussione, interrogandoci sul concetto di benessere, possiamo rigenerare un’idea di tranquillità superata dai fatti. La tranquillità di abitare uno dei Paesi più prosperi del mondo. Come cittadini italiani siamo stati e siamo ancora oggi tra i maggiori beneficiari di un modello di sviluppo che funziona solo grazie a una crescita lineare dell’economia e della finanza, della produzione e dei consumi. E’ giusto? Da cosa dipende? Per quanto tempo può funzionare ancora?

Consideriamo questo modello insostenibile, sia sul piano etico sia su quello pratico, e operiamo per trasformarlo dando spazio a una nuova generazione di idee (il claim del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022) nella prospettiva di accelerare i cambiamenti culturali e politici indispensabili per rendere socialmente desiderabile la transizione e fare quindi diventare maggioranza, massa critica, quel 20% di coscienti che la ricerca ci suggerisce di prendere a esempio. Un esempio a cui tendere senza alcuna attitudine giudicante, sapendo che i confini tra le categorie sono labili, che anche chi si considera “cosciente” può essere allo stesso tempo “dipendente” o “gaudente” o addirittura “tremebondo” come viene definito l’1,6% del campione intervistato.

Per cambiare prospettiva la scienza e la filosofia suggeriscono di usare due caratteristiche che contraddistinguono la nostra specie: la sapienza, cioè la capacità di cogliere e rappresentare la complessità e le contraddizioni della natura di cui facciamo parte e la straordinaria capacità di collaborare in nome di un interesse comune. L’interesse per il benessere presente e futuro dell’umanità, l’ambizione di costruire società pacifiche, basate sul rispetto dei diritti, in grado di garantire l’equità nell’accesso al benessere e alla giustizia tramite istituzioni inclusive, fondate sulla partecipazione e sulla responsabilità degli individui, le proposte dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030.

di Niccolò Gori Sassoli

mercoledì 2 novembre 2022