Etica digitale, un paradigma non più rinviabile
L’innovazione offre nuove opportunità per migliorare la vita individuale e il benessere sociale, ma espone anche al pericolo di vedere minacciati i diritti individuali. Importante che gli specialisti di settore coltivino un pensiero critico.
di Giusva Pulejo
Già oggi, e sempre di più in futuro, l’etica del mondo digitale dipende da tre ambiti di sviluppo fondamentali: l’etica dei dati, l’etica degli algoritmi, l’etica delle persone. Su questi tre ambiti si fondano le analisi che guidano l’etica dell’evoluzione tecnologica, in base alla quale dobbiamo definire ciò che è socialmente accettabile, legalmente definito e riconosciuto. Saltando questa riflessione rischiamo di ritrovarci con una tecnologia gestita in maniera approssimativa, a volte fuori controllo, potenzialmente dannosa e controproducente.
Le questioni etiche non hanno a che fare solo con hardware e software skills ma anche e soprattutto con i dati, con l’intelligenza artificiale e con le persone che li utilizzano, determinando con le proprie azioni un impatto proattivo su ogni ambito della propria vita, sulla salute, sull’ambiente. L’innovazione offre nuove opportunità per migliorare la vita individuale e il benessere sociale, ma espone anche al rischio di vedere minacciati i diritti individuali e lo sviluppo di società pluraliste, aperte e democratiche.
Le analisi etiche sui rischi e sui benefici derivanti dall’innovazione digitale sono necessarie e dovrebbero essere incluse in tutto il processo di progettazione, collaudo, implementazione e utilizzo delle tecnologie nonché con la deontologia professionale di tutti coloro che per lavoro hanno e avranno a che fare - a vario titolo - con queste tecnologie e queste prospettive.
Per questo è oggi decisivo che gli specialisti che prendono le decisioni nel settore digitale siano formati alla consapevolezza e alla responsabilità e sappiano coltivare il pensiero critico, oltre a quello tecnico e matematico: le conseguenze delle loro azioni hanno implicazioni dirette sulla vita delle persone in molti ambiti diversi.
Lo sviluppo sostenibile, ad esempio, ha l’obiettivo di rispondere alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie. Non si dovrebbero svolgere attività di ricerca e sviluppo sul digitale che non considerino la sostenibilità come un obiettivo irrinunciabile. Per perseguire l’agenda 2030 è pertanto fondamentale trovare, stabilire e applicare delle linee guida, delle regole comuni a livello internazionale in materia di etica digitale.
Per arrivarci occorre consolidare una consapevolezza diffusa sulle competenze necessarie a utilizzare le tecnologie, anche tramite un confronto inclusivo e multidisciplinare sugli impatti che il digitale ha e avrà non solo mondo delle professioni ma più in generale sulla società.
Con la pandemia sono emersi fortemente nuovi ambiti di riflessione su cui è importante soffermarsi per impostare nuovi modelli di gestire le tecnologie e orientare la ricerca e la formazione, in particolare nell’ambito della comunicazione, dell’educazione e del lavoro: dalla didattica integrata alle competenze digitali, dai bisogni di inclusione e accessibilità alla risoluzione del gender gap.
Per comprendere le nuove sfide e dare forma alle strategie per affrontarle occorre orientare in modo etico la “digital disruption” che stiamo vivendo. Dobbiamo pensare nel presente come vogliamo progettare il futuro: una necessità particolarmente sentita anche nel business, che rappresenta un elemento cruciale nello sviluppo di una società più equa e sostenibile. È questo uno degli aspetti più impegnativi della transizione digitale su cui sia il governo italiano che le istituzioni europee si stanno muovendo negli ultimi mesi, attivandosi per conseguire una sovranità digitale e facendo in modo che la transizione digitale conferisca ai cittadini e alle imprese l’autonomia e la responsabilità necessarie per contribuire alla sostenibilità dello sviluppo.
In questo scenario Prioritalia svolge un ruolo di interprete attivo, coinvolgendo la comunità manageriale, la società civile e le nuove generazioni, nel dibattito sul digitale, come emerso anche all’ultimo degli allenaMenti dedicato a questi argomenti e dal lavoro svolto in ASviS focalizzato sulla trasformazione digitale, l’inclusione e l’educazione alla cittadinanza. Avendo partecipato alla genesi di questa piattaforma civica e culturale come membro del “board junior” dell’Associazione Prioritalia nata nel 2012 su cui si è poi sviluppata la Fondazione, alla luce della mia esperienza imprenditoriale, con queste riflessioni intendo condividere un impegno concreto per orientare verso l’etica il dibattito sulla transizione digitale.
di Giusva Pulejo , Ceo Netwoplus