Da Openpolis e Aic proposte concrete per l’agricoltura del 2050
Un nuovo rapporto analizza la trasformazione del settore agricolo e le sfide future: sicurezza alimentare, questione generazionale, impatto delle tecnologie. Entro il 2050, necessario aumentare la produzione alimentare del 50% per soddisfare la domanda.
di Andrea De Tommasi
In Italia, così come in altri Paesi europei, rileva il rapporto “Agricoltura oggi: sfide per il futuro” di Openpolis e Associazione italiana coltivatori (Aic), l’agricoltura sta subendo una trasformazione di tipo strutturale.
Aumentano le grandi aziende a discapito delle più piccole: le imprese con estensione superiore ai cento ettari sono aumentate del 17,7% nel corso di un decennio, mentre quelle inferiori a un ettaro si sono dimezzate. D’altra parte, le piccole imprese agricole, soprattutto quelle familiari, costituiscono ancora la componente più significativa del totale. Al 2020, il 93,5% delle imprese rientra in questa tipologia, anche se la quota varia a seconda delle zone, registrando i valori più elevati al Sud (97,6%) e i più bassi nel Nord-Ovest (86,7%).
Quello che sta avendo luogo nel nostro Paese è però un processo di “progressiva concentrazione” dell’imprenditoria agricola, a discapito di un sistema tradizionalmente basato sulla gestione a livello familiare, più informale e di minor impatto. Con quali conseguenze?
Il Rapporto indica che sempre più aziende si stanno “formalizzando”, anche a livello giuridico e di rapporti lavorativi. Un fenomeno che potrebbe portare al miglioramento delle condizioni di molti lavoratori, esposti a sfruttamento o lavoro precario.
“Con questo report affrontiamo alcuni temi sui quali è necessario lavorare intensamente per mettere in moto una ri-generazione di visione e d’azione, che abbiamo voluto mettere al centro del decimo congresso nazionale di Aic. Si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi di persone entro il 2050, e sarà necessario aumentare la produzione alimentare del 50% per soddisfare la domanda crescente”.
Dal Rapporto emerge l’importanza di coinvolgere i giovani nell’agricoltura, elemento cruciale per garantire la sicurezza alimentare futura, e di aprire maggiormente il settore alla partecipazione femminile a tutti i livelli. In questo contesto, i giovani e le donne sono ancora poco rappresentati – in particolare i giovani nel Mezzogiorno e le donne nel Nord del Paese. Meno di un terzo delle aziende agricole italiane è guidato da donne e meno di una su 10 ha come manager una persona con meno di 40 anni. La questione di genere in agricoltura, tra l’altro, è un tema che andrebbe affrontato livello europeo, dove solo il 21% delle imprese agricole è guidato da donne.
Un’ulteriore sfida per il mondo agricolo riguarda la crisi climatica sistemica, che si manifesta con eventi metereologici estremi sempre più frequenti e fenomeni di siccità a cui sono globalmente esposte 55 milioni di persone. Siccità che causa insicurezza alimentare, un problema che interessa oltre 250 milioni di persone. In parallelo, il Rapporto rileva che la disponibilità idrica in Italia è diminuita del 20% rispetto al trentennio 1920-1950. Mediamente nel sistema idrico dei comuni italiani si perde il 37% dell’acqua.
C’è la necessità, dunque, di dare forma a nuovi modi di pensare l’agricoltura, riconsiderare il modo di coltivare, sviluppare una visione d’insieme a livello europeo, nazionale e locale. “Le nuove forme di agricoltura, il biologico in primis, e numerose forme di innovazione tecnologica, sono dei preziosi alleati nel perseguire questo obiettivo”, evidenzia il Rapporto. “Bisogna sviluppare nuovi modelli agricoli più innovativi, inclusivi e resilienti a eventi meteorologici estremi, come indicato nel secondo obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. In Italia l’agricoltura biologica incide per il 17% sul totale dei terreni agricoli, più della media Ue. Siamo vicini, dunque, agli obiettivi previsti dalla strategia Ue “Farm to fork”, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030.
Se è evidente che un ruolo importante nel futuro dell’agricoltura sarà giocato dalle nuove tecnologie, appare chiaro che – sia a livello politico che imprenditoriale – servirà investire con più convinzione in questo campo: nel triennio 2018-2020 solo l’11% delle aziende agricole ha effettuato investimenti per innovare una o più fasi delle tecniche di produzione. E anche l’applicazione effettiva delle innovazioni tecnologiche nel settore agricolo dimostra gli ampi divari tra il Nord e il Sud del Paese.