Una bacino idrico grande come Manhattan salverà le Everglades in Florida?
Lavori in corso per il mega serbatoio che fornirà acqua potabile a milioni di persone nel sud dello Stato. La struttura dovrebbe diventare realtà nei prossimi cinque anni.
Lo chiamano “il gioiello della corona”, ma il suo nome tecnico è Everglades agricultural area (Eaa) reservoir. In poche parole, si tratta di una vasca di deposito d’acqua dolce che verrà costruita in Florida e collegherà il lago Okeechobee, tra le città di Orlando e Miami, a Florida bay nell’estremità meridionale. L’obiettivo principale è di provvedere alle necessità idriche dei residenti e dell’area agricola delle iconiche Everglades. A sorprendere sono soprattutto le dimensioni del bacino idrico: 4.090 ettari, per una capacità di raccolta di oltre 295 miliardi di litri di acqua. La superficie è pari all’estensione dell’isola di Manhattan. Come racconta un articolo pubblicato dalla Bbc il 16 agosto, potrebbe trattarsi del più grande progetto di ripristino ambientale del mondo.
La crisi idrica del 2022 è il segnale di un futuro difficile
La crescente domanda per le risorse idriche e le conseguenze dei cambiamenti climatici rendono l’acqua un bene sempre più scarso, con effetti geopolitici, sociali ed economici di grande rilevanza.
Carenza d’acqua
Le falde acquifere situate nelle Everglades soddisfano il fabbisogno in acqua dolce di un terzo degli abitanti dello Stato, all’incirca nove milioni di persone. La realizzazione della mega-vasca risulta essere quanto più necessaria anche in rapporto al rapido aumento della popolazione della Florida, che nel giugno 2024 contava 23 milioni di abitanti. Tra il 2020 e il 2040, secondo la Bbc, il Sunshine State prevede una crescita demografica del 23%, ossia 4,8 milioni di persone in più. Il che corrisponderà a un aumento del consumo di acqua potabile del 13%.
Lo Stato ha bisogno di questa infrastruttura anche perché le falde presenti nel proprio territorio sono drasticamente compromesse dall’inquinamento umano, sia dagli agenti chimici usati in agricoltura che dagli scoli urbani. Una riserva “isolata” da possibili agenti esterni contaminanti diventerebbe un asset vitale per soddisfare il consumo umano di acqua.
La costruzione di questa mega-vasca, i cui lavori sono iniziati tre anni fa e dovrebbero terminare nel 2029, è a carico dello Stato della Florida, che ha già completato la sua parte, e del governo federale. L’iniziativa non è importante solo per il fabbisogno idrico dei floridians, bensì anche per la sopravvivenza stessa delle Everglades, la vastissima zona umida e paludosa che si estende a sud del lago Okeechobee, al quale si rifornisce, ed è delimitata a ovest dal Golfo del Messico e a est dall’oceano Atlantico.
Il progetto conta di pompare acqua dal lago Okeechobee e immagazzinarla, per poterla poi riversare nelle Everglades in modo che l’ingresso idrico nella zona palustre sia continuo e regolare. In altre parole: più acqua nelle stagioni secche, meno acqua nelle stagioni di pioggia. Questa necessità è dovuta al fatto che nelle Everglades sono presenti le principali falde acquifere che riforniscono le città della Florida del sud, come per esempio la falda di Biscayne.
Un flusso regolare di acqua dolce nelle Everglades impedirebbe anche l’aumento del cuneo salino, ovvero dell’intrusione dell’acqua marina nelle zone costiere, e manterrebbe idratato il territorio palustre ottimizzando la sua funzione di assorbimento del carbonio.
Mantenere le promesse
Tutto va per il meglio? No, le criticità, comunque, esistono. Tra queste c’è l’effettivo funzionamento di un progetto che sulla carta potrebbe risolvere molti dei problemi idrici della regione, ma che in pratica deve essere collaudato e messo a regime. Barry Rosen, professore di Ecologia e ambiente alla Florida Gulf Coast University, alla Bbc esprime dubbi sulla capacità di riempimento della vasca sul lungo periodo. L’infrastruttura si serve soprattutto dell’acqua piovana che si accumula nell’Okeechobee, ma i cambiamenti climatici stanno modificando le stagioni delle piogge e le intensità delle precipitazioni. “[Il bacino] avrà ogni anno la capacità di stoccaggio idrico di cui abbiamo bisogno? Sarà pieno tutti gli anni? Avere un serbatoio vuoto in attesa della pioggia non è ciò che vorremmo”, conclude l’esperto.
Copertina: Unsplash/Jeremy Huang