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Quale sarà il futuro della diga sul Dnipro in Ucraina?

Salici, pioppi, canneti, fauna selvatica: il lago artificiale bombardato dall’esercito russo torna a nuova vita. Alcuni analisti sconsigliano la ricostruzione del bacino idrico, per favorire il ripristino dell’ecosistema. Per altri è inevitabile.

mercoledì 19 giugno 2024
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Un “ecocidio”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha commentato la distruzione della diga di Nova Kakhovka sul fiume Dnipro, avvenuta il 6 giugno 2023 per mano dei militari russi. L’evento ha suscitato sdegno in tutto il mondo, soprattutto per le enormi conseguenze sociali, economiche e ambientali che ha comportato l’inondazione provocata dallo svuotamento improvviso del bacino artificiale. Gli investigatori ucraini stanno raccogliendo prove per portare anche questo atto davanti alla Corte penale internazionale, in un più ampio caso di catalogazione dei crimini di guerra commessi dall’esercito russo. Tuttavia, gli effetti del disastro hanno portato alcuni elementi positivi per l’ambiente naturale: un articolo pubblicato su The Economist riporta il dibattito sulla ricostruzione della diga sul Dniepr, alla luce del ripristino naturale della vegetazione ripariale.

Il recupero ecologico della zona

Il flusso d’acqua dovuto dallo svuotamento della diga ha ricoperto un’area di almeno 83mila ettari. Secondo l’Onu, almeno un milione di persone è rimasto senza acqua potabile dopo l’esplosione, e circa il 25% delle zone agricole ucraine ha riscontrato problemi di irrigazione. Inoltre, l’alluvione causata dalla diga ha danneggiato quasi mezzo milione di ettari di terreni protetti e habitat acquatici, uccidendo migliaia di animali e uccelli. Dopo lo svuotamento della riserva d’acqua creata dalla diga, il letto del lago (esteso per 1.870 chilometri quadrati) “somigliava a un deserto”, sottolinea l’articolo.

I ricercatori si aspettavano che nella primavera del 2024 sarebbe apparso solo un sottile strato di vegetazione, prevalentemente di specie invasive, lì dove prima c’era il lago. Invece, la qualità e la rapidità del recupero ecologico del letto del lago hanno superato le aspettative. Nell'autunno del 2023 un gruppo di scienziati, guidato da Anna Kuzemko, dell'Istituto di Botanica di Kholodny, ha scoperto che si erano formati diversi nuovi habitat, tra cui boschetti di salici, alcuni alti più di tre metri.

Fonte dell’immagine: Nasa Earth Observatory

Che cosa fare?

Il recupero ambientale dell’ex bacino idrico della diga ha portato alcuni analisti a domandarsi se in futuro l’infrastruttura debba essere ricostruita. Oleg Dyakov, membro dell’ong Rewilding Ucraine, è uno di questi. Prima della guerra, la sua organizzazione aveva identificato il delta e l'estuario del Dnipro come un'area potenzialmente adatta a ripristinare la fauna selvatica da tempo perduta. Secondo Dyakov, riempire di nuovo il bacino potrebbe essere un’opportunità sprecata per il ristoro della biodiversità; nel giro di tre o cinque anni, infatti, potrebbe formarsi un nuovo paesaggio composto da foreste, canneti e laghi poco profondi.

Ma il ritorno al contesto “pre-diga” potrebbe essere solo una chimera. Alcuni ricercatori hanno infatti previsto che la regione vedrà in futuro un aumento della siccità a causa del cambiamento climatico: ciò potrebbe portare a un arresto del recupero della vegetazione ripariale e a un aumento della pressione sui sistemi di irrigazione.

Alcuni scienziati hanno proposto di costruire dighe con bacini idrici più piccoli, per lasciare più spazio alla natura. Secondo Bohdan Kuchenko, del gruppo Ecoaction, nel futuro non ci sarà più bisogno di una grande riserva d’acqua e di una grande centrale idroelettrica, perché l’energia mancante potrà essere compensata con l’eolico e il solare.

Per altri, soprattutto per alcuni esperti del settore energetico ucraino, non esiste alternativa alla ricostruzione della diga. Secondo Oleksandr Kharchenki, dell’Energy industry research center di Kyiv, per restaurare il sistema elettrico ucraino dopo la guerra sarà essenziale avere a disposizione una grande capacità idroelettrica. Soprattutto per avviare la transizione verso le energie rinnovabili.

Il governo ucraino ha programmato la ricostruzione della diga appena sarà possibile farlo, ma sono due i fattori che rendono questo piano complicato. Il primo sono i soldi: ci vorrebbero circa un miliardo di dollari per realizzare il progetto. Il secondo è l’andamento della guerra, visto che per ricostruire la diga è necessario avere accesso alla riva orientale del Dnipro, a oggi occupata dalla Russia. I boschetti di salici, per ora, rimangono a loro posto.

Copertina: Nasa Earth Observatory