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Wmo: tutte le regioni del mondo sperimentano condizioni idriche estreme

Rapporto sullo stato delle risorse idriche globali: al ritmo attuale più di cinque miliardi di persone senza accesso all’acqua nel 2050.

di Andrea De Tommasi

L'anno scorso tutte le regioni del mondo hanno registrato condizioni idriche estreme - sia inondazioni che siccità - e miliardi di persone hanno avuto acqua dolce insufficiente, ha affermato l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) nel primo rapporto annuale “Stato delle risorse idriche globali” pubblicato il 29 novembre. Ampie aree del pianeta hanno registrato condizioni più secche del normale nel 2021 e le tendenze negative sono superiori a quelle positive. Lo studio ha valutato gli effetti dei cambiamenti climatici, dell'ambiente e della società sulle risorse di acqua dolce della Terra - scorte limitate che sono soggette a una domanda crescente - in modo che possano essere gestite meglio.

“Gli impatti del cambiamento climatico si fanno spesso sentire attraverso l'acqua - siccità più intense e frequenti, inondazioni più estreme, precipitazioni stagionali più irregolari e scioglimento accelerato dei ghiacciai - con effetti a cascata su economie, ecosistemi e tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana", ha affermato il capo del Wmo Petteri Taalas. “Eppure non c'è una comprensione sufficiente dei cambiamenti nella distribuzione, quantità e qualità delle risorse di acqua dolce”.

Circa 3,6 miliardi di persone affrontano un accesso inadeguato all’acqua dolce almeno un mese all'anno. Si prevede che saranno più di cinque miliardi entro il 2050. Tra il 2001 e il 2018, secondo gli studi delle Nazioni unite, il 74% di tutti i disastri naturali è stato correlato all'acqua. E nel 2021, tutte le regioni hanno assistito a estremi idrici devastanti, afferma lo studio, che ricorda le inondazioni da record nell’Europa occidentale e in Amazzonia, mentre i livelli dell'acqua nei fiumi del Paraguay e del Brasile meridionale sono scesi ai minimi storici.

Il Rapporto ha valutato lo streamflow, ossia il volume di acqua che scorre attraverso un fiume, per un periodo di 30 anni. I cali dei volumi d'acqua sono stati due volte più diffusi degli aumenti. I principali bacini fluviali delle Americhe e dell'Africa centrale hanno visto diminuire i propri volumi. I fiumi dell'India settentrionale e dell'Africa meridionale hanno registrato, invece, aumenti superiori alla media.

Lo stoccaggio dell'acqua terrestre, cioè tutta l'acqua dolce sulla superficie della Terra e nel sottosuolo, si è ridotto più di quanto è cresciuto, secondo il Rapporto. Gli hotspot negativi includevano la Patagonia, le sorgenti del Gange e dell'Indo e gli Stati Uniti sudoccidentali.

“Alcuni degli hotspot”, scrive la Wmo, “sono esacerbati dalla (eccessiva estrazione) di acque sotterranee per l'irrigazione. Lo scioglimento di neve e ghiaccio ha anche un impatto significativo in diverse aree, tra cui Alaska, Patagonia e Himalaya”.

Il più grande serbatoio naturale di acqua dolce del mondo è la criosfera - ghiacciai, manto nevoso, calotte glaciali e permafrost - e le modifiche a questo serbatoio, dice il Rapporto, influenzano la produzione alimentare, la salute e il mondo naturale. Allo stesso tempo, circa 1,9 miliardi di persone vivono in aree in cui l'acqua potabile è fornita dai ghiacciai e dalla neve che si scioglie, ma questi ghiacciai si stanno sciogliendo sempre più velocemente.

L’Organizzazione meteorologica mondiale ha invitato i governi ad accelerare sull’introduzione di sistemi di allerta precoce per la siccità e le inondazioni per contribuire a ridurre l'impatto degli estremi idrici. Ha sottolineato inoltre la necessità di rafforzare la disponibilità e la condivisione dei dati idrologici, comprese le informazioni sulla portata dei fiumi e sui bacini fluviali transfrontalieri.

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martedì 29 novembre 2022