Serve più formazione nelle scuole per orientarsi in un mondo digitale
Un rapporto dell’Ocse rileva la necessità di intensificare gli sforzi per garantire che i giovani, anche quelli dei contesti più svantaggiati, possano navigare in modo sicuro e responsabile.
di Andrea De Tommasi
Un rapporto dell’Ocse, dal titolo “21st Century Readers: Developing literacy skills in a digital world”, ha esplorato in che modo gli studenti e le studentesse di 15 anni stiano sviluppando capacità di lettura per navigare nell’era dell’informazione digitale. I risultati sono stati rilasciati il 4 maggio durante un evento ospitato dalla Commissione europea e rientrano nell’indagine internazionale Pisa 2018 condotta in 79 Paesi, quelli aderenti all’Ocse più altri 43 che hanno chiesto di partecipare all’indagine comparativa.
La buona notizia è che l'istruzione può fare la differenza per aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo digitale. La ricerca mostra che i sistemi in cui vengono trasmesse le competenze digitali hanno una percentuale più alta di studenti in grado di distinguere correttamente i fatti dalle opinioni. Tuttavia, emerge che i Paesi devono raddoppiare i loro sforzi per combattere i divari digitali emergenti. Solo la metà (54%) degli studenti dei Paesi Ocse, infatti, riceve insegnamenti adeguati a riconoscere se le informazioni online siano distorte e meno, e uno su dieci riesce a distinguere con efficacia i fatti dalle opinioni.
Il Rapporto afferma che anche l'accesso degli studenti alle tecnologie digitali e la formazione su come usarle varia notevolmente a seconda dei Paesi e del contesto socioeconomico. Gli studenti provenienti da Australia, Canada, Danimarca e Stati Uniti hanno quasi il doppio delle probabilità di ricevere una formazione su come rilevare informazioni distorte rispetto agli studenti di Israele, Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svizzera.
La ricerca evidenzia anche un ulteriore divario digitale, poiché gli studenti provenienti da contesti svantaggiati sono in ritardo nelle capacità di alfabetizzazione. Con l'eccezione del Portogallo e dell'Ungheria, gli studenti che vivono in contesti meno avanzati hanno ridotte probabilità di ricevere una formazione su come convalidare efficacemente le informazioni. In Belgio, Danimarca, Germania, Lussemburgo e Svezia questa differenza era superiore a 15 punti percentuali, il che dimostra un accesso particolarmente diseguale all'istruzione digitale.
“Il rapporto non potrebbe essere più tempestivo: in tempi in cui lo schermo del computer diventa una finestra sul mondo, è importante garantire che i giovani abbiano le capacità per navigare in modo sicuro e responsabile nel mare dell'informazione e della conoscenza”, ha dichiarato Mariya Gabriel, Commissario europeo per l'Innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù. “Questo è anche uno degli obiettivi chiave del Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027: adattare l’istruzione e la formazione all’era digitale, e garantire che i giovani abbiano le capacità e le competenze necessarie per vivere e svilupparsi in questo contesto”.
La disinformazione non è esclusiva del digitale, rileva il documento, ma Internet ne diffonde e amplifica l’impatto. La lettura in un mondo digitale richiede una valutazione continua della qualità e della validità delle fonti, la capacità di orientarsi attraverso messaggi talvolta ambigui, distinguendo tra i fatti e le opinioni. La formazione diventa un’esigenza irrinunciabile, anche alla luce della crescita della penetrazione dei dispositivi digitali tra i giovani. Il consumo online totale dei quindicenni è passato da 21 ore settimanali in Pisa 2012 a 35 ore settimanali nella rilevazione del 2018, quasi l’equivalente di una settimana lavorativa media per adulti nei Paesi Ocse.
di Andrea De Tommasi