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Piattaforme responsabili (almeno in Europa)

Con le dimensioni gigantesche che hanno raggiunto i giganti della comunicazione digitale, la responsabilità comincia a diventare un’opzione fondamentale.

di Luca De Biase

Nessuna piattaforma digitale, che offre comunicazioni, motore di ricerca o marketplace, è nata con l’idea di essere responsabile di qualcosa nei confronti dei consumatori e delle autorità. Il contesto incentivante era quello impostato dall’amministrazione americana di Bill Clinton e Al Gore che tendeva a deresponsabilizzare le piattaforme. Ne hanno approfittato un po’ tutte le aziende coinvolte, comprese alcune per le quali non erano state pensate le decisioni della seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso. Uber e Lift hanno pensato per anni che il loro contributo alla concorrenzialità del mercato fosse indiscutibile, ma hanno incontrato ben presto sulla loro strada una quantità di freni normativi. L’ultima decisione di una corte d’appello californiana in materia ha dato ragione ancora una volta agli avversari di Uber e Lift: i lavoratori che quelle piattaforme mettono in contatto con i potenziali clienti non possono essere considerati lavoratori autonomi e invece vanno trattati come dipendenti.

L’idea che le piattaforme siano responsabili - per esempio di quello che gli utenti fanno con le loro tecnologie - e non semplici tecnologie che si possono usare bene o male, sta prendendo piede a partire ovviamente con i social network. Una condizione di deresponsabilizzazione era adatta a un mercato delle tecnologie digitali immaturo ma promettente. Ma con le dimensioni gigantesche che hanno raggiunto i giganti della comunicazione digitale, la responsabilità comincia a diventare un’opzione fondamentale.

In Europa dove queste piattaforme non hanno il peso lobbistico che hanno a Washington, è possibile che si sviluppi una policy tale da rendere le piattaforme un po’ più responsabili. E in ogni caso, è possibile che l’Europa progetti le sue norme come sistemi incentivanti per comportamenti più accettabili socialmente. Il percorso interdisciplinare e interdipartimentale che sembra possibile sviluppare in Europa nell'innovazione normativa sulle piattaforme digitali corrisponde alla complessità dell'organizzazione dei giganti della rete: un problema complesso come il potere finora incontrastato dei grandi protagonisti del digitale, non si affronta senza una strategia altrettanto complessa.

di Luca De Biase, giornalista

lunedì 26 ottobre 2020