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Obiettivo 2026: l’Osservatorio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza di Donne 4.0

L’associazione intende contribuire all’abbattimento di pregiudizi e stereotipi culturali e sociali che impediscono alle donne di accedere a percorsi formativi e professionali nel mondo hi-tech.

di Monica Cerutti e Loredana Grimaldi

La parità di genere è una delle tre priorità trasversali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, insieme ai giovani e alla riduzione del divario di cittadinanza.

Si tratta di un obiettivo che introduce nella programmazione degli interventi un elemento di equità, ma anche di pragmaticità rispetto alla necessità di coinvolgere nel sistema produttivo una parte consistente della popolazione, che invece continua ad esserne esclusa.

Il rapporto Istat 2022 ci restituisce in tal senso dei dati preoccupanti: un tasso di occupazione femminile pari al 49.4%, con le lavoratrici non standard, vale a dire a tempo determinato o part-time involontari, in età tra i 15 e 34 anni che rappresentano ben il 47,2%. Mentre, secondo Banca d’Italia, se il tasso di occupazione femminile arrivasse al 60%, obiettivo del 2010, avremmo sette punti di PIL in più.

A questo riguardo, il Pnrr si pone come target complessivo per l’occupazione femminile un incremento di 4 punti percentuali nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026) rispetto allo scenario di base, ed in particolare la Missione M1 (Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo) è quella che dovrebbe registrare un maggiore aumento percentuale, pari a 1,1. Si tratta di un incremento comunque contenuto, e non caratterizzato qualitativamente, né dal punto di vista della strutturalità, né rispetto ai settori lavorativi. Sarebbe auspicabile puntare ad un graduale superamento della segregazione orizzontale dell’occupazione femminile, che vede ancora le donne minoritarie in quei settori che offrono e offriranno più opportunità lavorative, come il digitale, che sarà inoltre determinante nel costruire il nostro futuro, se pensiamo in particolare all’intelligenza artificiale.

A queste considerazioni si aggiunge il fatto che è stato valutato che gli interventi mirati alle donne rappresentino circa l’1,6% del totale (3,1 miliardi circa) e si concentrino nelle missioni Istruzione e ricerca (M4) e Inclusione e coesione (M5). Le due misure principali che sono immediatamente riconducibili alla parità di genere sono il fondo per l’imprenditoria femminile e il sistema nazionale della certificazione di genere per le imprese, entrambe previste dalla Missione 5.

Accanto a queste due misure, sono state Introdotte le clausole di condizionalità sulla parità di genere nei disciplinari dei bandi di gara del Pnrr, che sono un ulteriore passo avanti, seppur sia prevista la possibilità di deroghe non facilmente verificabili.

I motivi di possibile deroga rispetto alle clausole occupazionali saranno raccolti dall’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, che li farà confluire nel casellario delle imprese, in modo da poter essere "monitorati" dalla Ragioneria Generale dello Stato.

È stato annunciato che il monitoraggio dei progetti attraverso la piattaforma Regis sarà accessibile nelle prossime settimane. Al momento abbiamo potuto verificare che tra i requisiti trasversali/specifici, cioè il principio ‘’Non arrecare danno significativo all’ambiente’’- DNSH, la quota Sud (%), il tagging climate, il tagging digital, c’è un generico “principio pari opportunità”, che non sappiamo quanto sarà efficace nella valutazione dell’impatto di genere.

Uno dei settori chiave su cui risulterebbe fondamentale misurarlo in modo articolato risulta quello digitale, con indicatori puntuali che vadano oltre il solo numero delle laureate in discipline Stem.

Per questo l’Associazione Donne 4.0 ha proposto, disegnato e sta realizzando un Osservatorio sull’impatto del Pnrr sul divario di genere in ambito digitale. La nostra associazione vuole infatti contribuire all’abbattimento di pregiudizi e stereotipi culturali e sociali che impediscono alle donne di accedere a percorsi formativi e professionali nel mondo hi-tech, sostenendo processi di leadership femminile. Su questo fronte, i dati continuano ad essere non particolarmente incoraggianti: nel 2020 le laureate dell’area Stem rappresentano il 40%, ma quelle di Informatica e tecnologie Ict sono solo il 15% (dati AlmaLaurea), così come sono il 15,6% le donne che in Italia lavorano in ambiti tecnico-scientifici. Per ottenere risultati significativi, il fenomeno deve essere affrontato in modo sistemico, intervenendo sui molti fattori che ostacolano il protagonismo delle donne nel campo delle tecnologie digitali e dell’innovazione. E dovremmo essere in grado di misurare l’efficacia delle azioni che mettiamo in campo.

La priorità relativa alla parità di genere è trasversale e analogamente gli investimenti sul digitale, che l’Unione europea ha stabilito debbano essere pari almeno al 20%, riguardano tutte le missioni, non solo la M1 che vi è dedicata. Così il nostro Osservatorio estende l’analisi trasversalmente a tutte e sei le Missioni, presentando dodici indicatori (Kpi) individuati in corrispondenza ai dodici punti del Manifesto Donne 4.0.

Abbiamo così definito per ogni indicatore un corrispondente obiettivo quantitativo o qualitativo (Kpo) che rappresenti la soglia a cui tendere per poter considerare l’azione o l’investimento di reale impatto, viste le condizioni di partenza.

In particolare, i KPI sono strutturati nelle quattro aree principali del nostro Manifesto:

  1. Accessibilità e Coinvolgimento
  • Accesso a Internet per tutti - entro il 2026 copertura a banda ultralarga (1Giga) di tutte le scuole (9.000 edifici) e gli ospedali (12.000 strutture sanitarie) e di 8,5 milioni di famiglie, incluse 450.000 unità sparse.
  • Servizi tech dalle donne per le donne – garantire la presenza del 45% di donne sul totale dei componenti dei tavoli decisionali pubblici relativi a progetti di transizione digitale.
  • Ruolo attivo nelle tecnologie innovative – Obbligo di premialità nei bandi Pnrr per imprese ed enti che certifichino la presenza del 35% di donne nei gruppi di sviluppo dei progetti di transizione digitale.

 

  1. Istruzione e Formazione

2.1 Bambine & Stem alle primarie – Formazione obbligatoria a tutti i livelli di istruzione, sulle tecnologie digitali e sugli stereotipi di genere.

2.2 Giovani donne & Stem – Raggiungere il 50% di ragazze iscritte agli Istituti Tecnici Superiori, 30% di iscritte a corsi di laurea Ict. Lauree e Master Ict gratuiti per le ragazze.

2.3 Donne & tech Upskilling e Reskilling – Azzeramento del divario di genere nelle competenze digitali di base. Percorsi obbligatori aziendali pubblici e privati qualificanti che consentano alle donne di accedere ai nuovi mestieri del futuro.

 

  1. Lavoro e Leadership

3.1 Donne & Lavoro tech – Clausola di condizionalità nei bandi con quote del 30% di donne nelle assunzioni del Pnrr relative a progetti di investimento in digitale, in particolare di quelli più avanzati.

3.2 Donne & tech Leadership – Rappresentanza del 40% di donne nei Cda di aziende private tech e del 35% in posizioni apicali. Garantire benefici fiscali per le aziende virtuose con donne in ruoli apicali tech.

3.3 Rappresentanza femminile negli organi decisionali – Presenza femminile al 40% negli organi di Governo, di istituzioni, aziende pubbliche e associazioni, affinché possano creare strumenti e normative di sostegno alla crescita delle donne.

 

  1. Imprenditoria e Investimenti

4.1 Donne & tech Startup – Incentivi a fondo perduto per startup digitali e imprese innovative femminili. 35% dei finanziamenti a favore di imprese tech femminili.

4.2 Donne in aziende tech – Certificazione della parità di genere obbligatoria in tutte le startup innovative e nelle aziende tech. Fondi e sgravi fiscali ad hoc (almeno il 50%) per le aziende femminili già avviate.

4.3 Investitori e fondi per aziende tech femminili – Incentivi e sgravi fiscali di almeno il 10% per gli investitori in aziende tech femminili. 

MISSIONE 1 = 21% del totale degli investimenti Pnrr

Focus sulla Missione 1

La Missione 1 (Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo) non assegna risorse economiche dirette ad interventi di genere, ma è quella che in termini di impatto previsto ex-ante sull’occupazione femminile incide maggiormente sul totale (1,1 nel triennio 2024-2026).

È un dato importante che conferma la rilevanza dell’economia digitale per la crescita dell’occupazione femminile, sebbene non sia evidenziato il dettaglio qualitativo di questa occupazione né in termini di specializzazioni, né in termini di durata del contratto (molti contratti generati dalle risorse Pnrr sono a termine).

Nel Piano si citano le innovazioni che dovrebbero trainare questa crescita occupazionale in termini di qualità e quantità:

  • riforme nella pubblica amministrazione, cui si assegna un ruolo centrale
  • nuovi meccanismi di reclutamento nella PA, all’avanguardia internazionale
  • revisione delle opportunità di carriera verticale e di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello nella PA (anche come esempio trainante verso il settore privato)
  • smart working
  • maggiore copertura banda larga in aree non raggiunte dagli operatori commerciali
  • modelli culturali orientati al bilanciamento delle disuguaglianze di genere nelle attività domestiche e di cura
  • ammodernamento dell’offerta turistica e culturale (settori ad alta presenza femminile: alberghiero, ristorazione, attività culturali)

Tra gli obiettivi fissati nel Pnrr nell’ambito della Missione 1, sulla base dei target europei:

  • entro il 2026 la copertura a banda ultralarga di tutte le scuole (9.000 edifici) e gli ospedali (12.000 strutture sanitarie)
  • entro il 2025 la fornitura di una identità digitale europea, le pubbliche amministrazioni dovranno fornire servizi pubblici digitali interoperabili, personalizzati e di facile utilizzo
  • entro il 2025 almeno il 70 per cento dei cittadini Ue nella fascia di età 16-74 dovrà possedere conoscenze digitali di base
  • coinvolte 370.000 classi e almeno 2 milioni di studentesse (entro l’Anno accademico 2024/25) per quanto concerne le competenze Stem
  • 000 docenti (entro l’AA 2023/24) in progetti volti allo sviluppo delle competenze Stem
  • Istruzione Tecnica Superiore, stimolare le iscrizioni ai percorsi Its (con un incremento del 100 per cento fino a 18.750 iscritti e 5.250 diplomati all’anno)

Il percorso per il raggiungimento di questi obiettivi è in atto e con l’attività di monitoraggio avviata con l’Osservatorio, vogliamo comprendere quale sarà l’effettivo impatto delle misure che verranno concretamente adottate sulla parità di genere in ambito digitale, sempre avendo come parametri i Kpi/Kpo sopra già descritti.

Abbiamo iniziato a raccogliere i dati corrispondenti a questi indicatori scontrandoci con la difficoltà nel reperire i dati puntuali, che spesso non vengono rilevati, dando così la misura della scarsa importanza reale attribuita dalla Governance di Progetto alla questione della parità di genere, sebbene sempre dichiarata nei principi generali.

Possiamo quindi al momento, sulla base di fonti pubbliche e accessibili, fare una valutazione prevalentemente di tipo qualitativo sui provvedimenti, sulle misure e gli investimenti effettuati dal 2021 al primo semestre 2022. Nel 2021 sono stati raggiunti 25 tra obiettivi e traguardi e nel primo semestre 2022 ne sono stati raggiunti 13.

In generale nelle misure che hanno riguardato la PA nelle sue varie articolazioni (semplificazione amministrativa, rafforzamento delle risorse umane, giustizia), come pure in quelle relative al Turismo e alla Cultura, il rispetto della parità di genere è sempre citato in bandi e investimenti come fattore da implementare. Purtroppo in tutti i provvedimenti adottati non sono fissate modalità o parametri specifici in base ai quali rendicontare la soddisfazione di quel requisito.

Hanno fatto eccezione, si potrebbe dire paradossalmente, i bandi più tecnici dell’innovazione digitale, cioè quelli relativi alla connettività (Progetti 1Giga), che prevedono oltre ai termini di condizionalità, termini di premialità con allegati specifici che legano al rispetto di puntuali parametri (Parità di genere nei ruoli apicali, Verbali di discriminazione di genere, Assunzione di donne per una quota superiore al 30% obbligatorio, Utilizzo di specifici strumenti di sostenibilità e welfare aziendale, Formazione dedicata a favorire la gender equality) un punteggio massimo attribuibile sul criterio di Parità di Genere di ben 10 punti su un totale di 100 punti disponibili (inclusa la parte economica).

Questi bandi sono stati aggiudicati e se si potrà avere accesso alla Banca Dati nazionale dei Contratti Pubblici dell’Anac dovrebbe essere possibile conoscere se e in che misura i parametri progettati ex-ante sono stati effettivamente utilizzati dalle società che hanno partecipato e/o che si sono aggiudicate gli appalti.

È la sfida della trasparenza e dell’accesso ai dati la prossima sfida per l’Osservatorio PNRR di Donne 4.0, che è stato anche selezionato come progetto pilota di monitoraggio civico sul Pnrr per la categoria #parità di #genere, nel concorso lanciato a luglio scorso dalle organizzazioni aderenti alla campagna #DatiBeneComune.

di Monica Cerutti e Loredana Grimaldi, referenti dell’Osservatorio Donne 4.0

lunedì 7 novembre 2022