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Blangiardo: ci stiamo incamminando verso le peggiori prospettive demografiche

Il presidente Istat è intervenuto agli Stati Generali della Natalità. Invecchiamento della popolazione, denatalità e spopolamento gravano sul sistema sanitario e previdenziale italiano. Bisogna invertire il trend.

“Il confine dei 400mila nati del 2021 è destinato a essere superato al ribasso, nei prossimi anni. Ci stiamo incamminando verso un percorso pessimistico”. Queste le parole del presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, intervenuto alla seconda edizione degli Stati Generali della Natalità, che si sono tenuti il 12 e 13 maggio presso l'Auditorium della Conciliazione di Roma. Nel corso della sua relazione Blangiardo ha avvertito sul rischio di “arrivare a metà secolo a un livello di 350mila nati, in un Paese di 60 milioni di abitanti”, ricordando però che bisogna guardare al futuro anche con “consapevolezza e speranza”.

“Ci sono una serie di criticità”, ha proseguito. “Le persone con almeno 90 anni sono passate da 200mila negli anni ’90 a circa 800mila oggi. Supereranno un milione tra dieci anni e un milione e 140mila tra vent’anni”. Questi numeri avranno forti ripercussioni, soprattutto nel settore sanitario: “È chiaro che in queste condizioni parlare di una sanità che garantisca una sopravvivenza dignitosa è una sfida importante”.

Il presidente Istat è intervenuto anche sul mercato del lavoro e sulle pensioni. Secondo i dati Istat, in Italia siamo infatti passati da 29 potenziali pensionati per ogni 100 agli attuali 39 ogni 100, “ma arriveremo in qualche decennio a 60 per ogni 100”. In queste condizioni, gli equilibri del sistema previdenziale “sono molto delicati”.

Un terzo punto riguarda il decremento della popolazione nazionale. L’Italia, tra il 2014 e il 2019, ha infatti perso 705mila residenti, mentre nel 2020 la diminuzione di popolazione registrata è stata di quasi 400mila unità. Questo vuol dire che “5620 comuni hanno perso la popolazione, su circa 7500 totali”. Meno popolazione, sottolinea Blangiardo, vuol dire meno consumi, meno Pil e spopolamento, nelle aree montane e interne.

L’Italia ha subito anche un crollo della natalità, passando da 1,39 figli per donna nel 2013 a 1,27 nel 2019.  Il presidente Istat fa però anche notare che ci sono stati Paesi capaci di invertire la tendenza, come Germania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, che sono partiti da bassi livelli di fecondità per “rialzare la testa”. “Questo ci dice che si può fare”. Come? Ponendosi l’obiettivo di passare dai 394mila nati del 2021 a 523mila, per dare una “iniezione di vitalità e futuro”.

“L’obiettivo non è impossibile, ma il risultato è importante”, conclude Blangiardo. Per mettersi su questa strada è necessario coinvolgere famiglie, imprese, settore privato e sociale, oltre a promuovere un cambiamento culturale che dia il giusto valore ai bambini. “Muoviamoci in questa direzione”, ha dichiarato Blangiardo che, a margine dell’evento, ha anche rilasciato un’intervista alla giornalista Benedetta Rinaldi, conduttrice dell’evento.

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martedì 17 maggio 2022