Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Tocca alle imprese salvare la democrazia?

Se il governo è il contrappeso del libero mercato, la democrazia è la forza che assicura che i governi non si trasformino in tirannia, prendendo il controllo dei mercati nel processo. 22/02/21

di Rebecca Henderson

In molti Paesi la democrazia è in difficoltà. Il Democracy Index, che valuta lo stato della democrazia in 167 Paesi sulla base dei processi elettorali, del funzionamento del governo, della partecipazione politica, della cultura politica democratica e delle libertà civili, dà attualmente al mondo un punteggio globale di 5,4 su 10, il punteggio più basso da quando il sondaggio è iniziato nel 2006. Secondo un recente sondaggio, il 55% degli americani sostiene che la loro democrazia è "debole" e il 68% teme che lo stia diventando sempre di più. Circa la metà è d'accordo sul fatto che l'America è in "reale pericolo di diventare un Paese non democratico e autoritario". Inoltre, molti credono che il sistema sia truccato: circa il 70% degli americani afferma che "il sistema politico sembra funzionare solo per chi ci sta dentro con denaro e potere". Ma non è solo un fenomeno solo americano: l'insoddisfazione per la democrazia è aumentata in tutto il mondo e solo il 45% delle persone dichiarano di essere "soddisfatte del modo in cui la democrazia funziona nel loro Paese".

Queste preoccupazioni sono particolarmente forti tra i giovani. Quasi due terzi degli americani tra i 18 e i 29 anni hanno "più paura che speranza sul futuro della democrazia". E preoccupa che in molti Paesi avanzati solo il 30% circa degli elettori più giovani ritenga che sia "essenziale" vivere in una democrazia, rispetto a più di tre quarti degli elettori nati prima della seconda guerra mondiale.

Questi atteggiamenti sono in linea con quanto è successo in tutto il mondo nell'ultimo decennio. Leader populisti e autoritari hanno preso il controllo di molti Paesi, tra cui le Filippine, l'Ungheria, la Turchia, la Polonia e il Venezuela - e persino gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'India.

Non sono la prima a segnalare queste tendenze, né sono la prima a cercare di capire come siamo arrivati a questo punto e come potremmo sopravvivere a questo momento incerto della storia. Ma sono una dei pochi a chiedersi cosa c'è in gioco per il business e se le imprese dovrebbero fare qualcosa per invertire queste tendenze.

A parità di condizioni, è improbabile che le aziende si precipitino in soccorso della democrazia. Prescindendo dalle attuali difficoltà legate alla pandemia da coronavirus, il mondo del business attraversa una fase di grande espansione e, secondo molteplici indicatori, il mondo non è mai stato così prospero. Il Pil mondiale – al netto dell'inflazione - è aumentato di sei volte negli ultimi 60 anni e il Pil pro-capite è quasi triplicato. Inoltre, imprenditori e manager tendono a non preoccuparsi troppo di quanto fa il loro governo, di cui vedono soprattutto il lato associato a normative onerose, tasse eccessive, inerzia burocratica e incompetenza. Così, invece di lavorare per rafforzarlo, le imprese hanno essenzialmente protetto i propri interessi conducendo campagne contro i governi, spesso minando le istituzioni che sostengono la democrazia. Negli Stati Uniti, per esempio, in passato gli imprenditori combatterono ferocemente contro il New Deal e contro programmi come la previdenza sociale e l'assistenza sanitaria. Le grandi aziende hanno boicottato i sindacati, si sono scontrate con la stampa libera e hanno inondato il sistema politico di denaro nel tentativo di controllare la politica.

Ma il risultato non è stato il trionfo del libero mercato, come speravano i leader delle imprese. Al contrario, ci è stato lasciato in consegna un sistema che favorisce i ricchi e i benestanti a spese della popolazione in generale. Le disuguaglianze sono salite alle stelle e il degrado ambientale ha accelerato a un ritmo senza precedenti. Senza governi democraticamente responsabili che garantiscano che i mercati rimangano liberi ed equi, che le "esternalità" come l'inquinamento siano adeguatamente controllate e che le opportunità siano disponibili a tutti, le società rischiano di cadere nel populismo. In molti Paesi, i populisti di sinistra sperimentano forme di controllo dello Stato, e i governi populisti di destra stanno degenerando in un capitalismo di comodo (o peggio). Nessuno dei due è un bene per il mondo dell’economia ed entrambi avranno effetti significativi sulla nostra società e sul pianeta.

Garanzia democratica

Se il governo è il contrappeso del libero mercato, la democrazia è la forza che assicura che i governi non si trasformino in tirannia, prendendo il controllo dei mercati nel processo. Credo che rafforzare la democrazia sia l'unico modo per garantire la sopravvivenza diffusa del capitalismo di libero mercato, e con essa la prosperità e le opportunità che hanno cambiato la vita di miliardi di persone. È anche l'unico modo per affrontare le più grandi minacce del mondo, dal riscaldamento globale alle disuguaglianze.

Le imprese hanno le risorse, il potere politico, gli incentivi e la responsabilità di realizzare progressi significativi in questo sforzo. In effetti, godono di un ampio sostegno. Le indagini ci dicono che oggi la gente si fida più del proprio datore di lavoro che del governo o dei media, e un recente sondaggio globale ha rilevato che il 71% degli intervistati ritiene che "è di fondamentale importanza che il mio Ceo dia risposte adeguate a questi tempi difficili".

La business community ha svolto un ruolo importante nel rafforzamento della democrazia e nella ricostruzione della società in molti Paesi che l’avevano persa, come Cile, Sudafrica e Germania. Può accadere di nuovo, ma solo se i leader delle imprese dimostreranno di capire fino a che punto i liberi mercati dipendono dai governi democratici - e solo se sono disposti a smettere di darsi da fare per distruggerli.

Libertà politiche e libertà di mercato

Il libero mercato è una delle grandi conquiste del genere umano. È stato un motore di innovazione, opportunità e ricchezza in tutto il mondo. Ma ha bisogno di sistemi politici liberi per avere successo. Il governo democratico protegge e rafforza la libertà dei mercati fornendo (almeno!) quattro dei pilastri essenziali di un capitalismo veramente libero ed equo: un sistema giudiziario imparziale; prezzi che riflettono i costi reali; una vera concorrenza; opportunità aperte a tutti.

I mercati sono veramente liberi solo quando tutti possono parteciparvi. Quando l'economia è controllata dallo Stato o da una élite politica, accade il contrario: l'accesso ai posti di lavoro e alle opportunità economiche è strettamente controllato. I ricchi e potenti possono avviare imprese, ma per molti altri non è possibile. Trovare un lavoro è una questione di relazioni e di accesso - di andare col cappello in mano da chi controlla le leve del potere.

In un mercato libero, chiunque può partecipare. Gli imprenditori immigrati possono creare le proprie imprese e prosperare. Le donne possono diventare Ceo, medici e icone dello sport. I governi sono vitali nel sostenere la libertà di opportunità, fungendo da controllo del potere delle élite e fornendo i beni pubblici, come l'istruzione e l'assistenza sanitaria, che gettano le basi per il successo di tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito dei loro genitori, dalla loro razza o dal loro sesso.

Alcuni credono che il mercato possa sorvegliare se stesso e fornire beni pubblici essenziali - e a volte lo può fare. Ad esempio, la Camera di Commercio Internazionale, che facilita il commercio internazionale fissando regole, arbitrando le controversie e impegnandosi nella difesa delle politiche commerciali, è un organismo interamente volontario e autoregolamentato. Ma la mia ricerca e quella di molti altri suggeriscono che tali esempi sono relativamente rari. In pratica, il potere di mercato è bilanciato in modo più affidabile dal potere pubblico - e i Governi sono tenuti sotto controllo in modo più efficace nel contesto di una fiorente democrazia.

I rischi di non cambiare

Uno dei primi segnali che indicano che una nazione sta diventando meno democratica è il verificarsi di una crescente polarizzazione. Lo vediamo accadere negli Stati Uniti, ma anche in molti Paesi europei. È certo improbabile che orde rivoluzionarie vadano a stanare i ricchi, e non credo che gli Stati Uniti siano indirizzati verso un'altra guerra civile. Ma temo che gli Usa e il mondo diventeranno contesti sempre più polarizzati, sempre più ingiusti e sempre più scomodi. In questo ambiente instabile, i Paesi hanno più probabilità di cadere preda del populismo. E come ho detto, il populismo spesso non è amico del libero mercato. Conosco pochi businessmen favorevoli alla piattaforma politica ed economica del partito laburista britannico, per esempio, e il populismo di sinistra ha causato enormi danni economici (per non parlare di quelli sociali) in Sud America e in Africa. Il populismo di destra ha una storia altrettanto travagliata, se non di più. I populisti di destra sono regolarmente diventati dittatori autoritari. Perón ha sconvolto l'economia argentina, e Hitler e Stalin - entrambi populisti classici della destra - hanno distrutto completamente le loro società.

Imprese e democrazia

Le sfide di oggi fanno tremare i polsi e sono enormemente complesse. Mentre ci sono passi proattivi che i singoli leader delle imprese possono fare, le cose difficilmente miglioreranno fino a quando le imprese nel loro complesso non riconosceranno di avere un ruolo centrale nella continua erosione della democrazia. E che spetta alle imprese e al governo lavorare insieme per salvarla. Guardiamo ora a cosa le imprese potrebbero fare per contribuire a un cambiamento positivo.

Il business deve rinunciare al suo potere politico e operare forti pressioni contro l’afflusso di denaro in politica. Deve agire per rafforzare quelle stesse istituzioni che possono opporsi agli interessi delle imprese. Le imprese possono dare un valido contributo al dibattito politico, ma solo quando anche i consumatori, gli esperti, i sindacati e le organizzazioni di base svolgono tutti un ruolo forte. Altrimenti, l'impegno delle aziende in politica è pericolosamente destabilizzante. Le imprese devono diventare un partner nella costruzione della società, non un dominatore.

La distinzione chiave che le imprese devono fare è tra civismo e politica. Piuttosto che assumere una posizione di parte (o spendere soldi) su politiche specifiche, le aziende dovrebbero invece concentrarsi sul processo di elaborazione politica, sostenendo attivamente una democrazia sana e funzionante.

Un segnale di speranza è che questa crisi sta iniziando a suscitare l'interesse dei vertici delle imprese. Da un recente sondaggio della società di relazioni pubbliche Edelman, che ogni anno realizza un’indagine mondiale intitolata Trust Barometer, è emerso che quasi il 70% dei dirigenti è preoccupato per lo stato della democrazia e più della metà ritiene che i leader delle imprese abbiano la responsabilità di risolverla.

In definitiva, dunque, forse le imprese da sole non possono decidere le sorti di una democrazia, ma certamente senza di esse salvarla risulterà assai più difficile.

 

di Rebecca Henderson, professoressa alla Harvard University e alla Harvard Business School dove insegna General Management e strategia. È autrice del libro Reimaging Capitalism in a World on Fire.

Una versione più ampia di questo articolo è stata pubblicata nel numero 6, giugno 2020, di Harvard Business Review Italia

lunedì 22 febbraio 2021