Tlc: sarà l’anno della svolta?
Il settore delle telecomunicazioni soffre, con i gestori costretti a investimenti cospicui a fronte di ingenti perdite. Previsioni di crescita per 5G e Cloud.
di Annamaria Vicini
Il settore delle telecomunicazioni è in grave crisi in Italia come in tutta Europa. E sì, forse non è una novità ma è importante che se ne parli. Bene ha fatto quindi il Cefriel del Politecnico di Milano a organizzare un seminario con un panel di esperti di alto livello per fare il punto della situazione nel comparto che costituisce un asset strategico dell’economia.
Senza usare mezzi termini Umberto de Iulio, ex amministratore delegato e presidente di Italtel oggi in Ict Consulting, ha attribuito la crisi a “una politica dissennata delle autorithy” che ha permesso la presenza nel comparto di un numero esagerato di attori e una conseguente eccessiva concorrenza.
A eccezione di Fastweb, che gode di ottima salute, tutti gli altri vedono diminuire fatturati e margini a fronte di investimenti necessari per adeguare la rete ai consumi. Perché questi invece sì, continuano a crescere.
Negli ultimi anni il traffico è raddoppiato su rete fissa e triplicato su rete mobile: scuola a distanza, smartworking, uso massiccio di video, sono tra le cause principali. Ma anche, come ha ricordato Alfonso Fuggetta del Cefriel, noi utenti privati ci mettiamo del nostro: abbiamo bisogno di sempre più giga per fare tante cose, in sempre meno tempo e spendendo poco. E così l’innovazione tecnologica ha cambiato la struttura del mercato delle Tlc, un po’ come le low cost hanno trasformato quello dei trasporti.
Se i gestori piangono, qualcuno invece ride. Perché a beneficiare degli investimenti sono i cosiddetti Ott, le grandi piattaforme come Facebook, Amazon, Netflix e Google, che hanno moltiplicato i profitti. Società di telecomunicazioni come “pugili suonati sotto l’attacco degli over the top”, è l’immagine efficacissima coniata da Umberto de Iulio.
Che fare dunque?
Qualche proposta è stata avanzata da Asstel, che rappresenta una sessantina di aziende del settore. Innanzitutto è stato chiesto che il comparto delle Tlc venga riconosciuto come energivoro, visto che allo stato attuale questo riconoscimento non c’è, e poi è stata avanzata la richiesta di una riduzione dell’Iva.
Un altro problema, sottolineato da Laura Di Raimondo, che in Asstel ricopre la carica di Direttrice generale, è relativo al capitale umano, perché il comparto necessita di profili tecnici difficili da reperire sul mercato del lavoro e che hanno comunque bisogno di una formazione continua. La proposta per questo aspetto specifico è di “un’alleanza con le scuole e i territori” e la creazione di “un ecosistema dell’educazione” in cui trovi spazio anche l’orientamento degli studenti e delle famiglie.
Un ruolo importante per la ripresa del settore dovrebbe svolgerlo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di cui ha parlato soprattutto Elisa Patrizi di Infratel Italia, società che in convenzione con il dipartimento per la Trasformazione digitale attua all’interno del Pnrr i progetti Italia a 1 giga, Italia 5G, Scuola connessa, Sanità connessa e Isole minori, con un investimento complessivo di cinque miliardi di euro.
Per il piano Italia a 1 giga i fondi pubblici coprono fino al 60% dei costi mentre per il 5G (ed è la prima volta per le reti radiomobili) i contributi arrivano al 90%. La scadenza per tutti i progetti è a giugno 2026, ma ogni sei mesi verrà attuata una verifica dello stato dell’arte.
Secondo le previsioni degli esperti il 5G e il Cloud computing sono i settori che registrano il maggior potenziale di crescita. Nel 2025 il 25% delle connessioni globali sarà in 5G, secondo quanto ha asserito Daniele Trovato di Resi Informatica, che ha anche sottolineato il ruolo dell’Intelligenza artificiale nell’individuazione di eventi anomali per evitare criticità.
Quanto al Cloud le prospettive di crescita secondo Umberto de Iulio sono del 30%, ma il mercato vede attualmente il dominio monopolistico di grandi player statunitensi quali Google, Amazon, Microsoft. Per questo, ha sottolineato, “sarebbe importante avere un campione a livello europeo” per evitare la dipendenza dagli Stati Uniti.
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