L’intelligenza artificiale sarà veramente la “grande livellatrice” del futuro?
A Davos leader politici e big tech hanno discusso le potenzialità dell’AI su alfabetizzazione digitale, accessibilità e lavoro. La connettività resta una “sfida critica” e la cooperazione globale insufficiente. VIDEO
Corea del Sud, Ruanda, Arabia Saudita, ma anche rappresentanti delle Nazioni unite e di Google: questi i soggetti che hanno partecipato alla discussione che si è tenuta al recente World economic forum di Davos sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale come “grande livellatrice” globale del futuro. I relatori di alto livello hanno condiviso le loro opinioni sui vantaggi e le sfide dell'AI, concentrando l’attenzione sulla cooperazione globale e l’istruzione necessarie per colmare il digital divide.
“L’AI è considerata un’ottima livellatrice, ma richiede una diffusa alfabetizzazione e accessibilità per realizzare il suo potenziale”, ha commentato Han Duck-soo, primo ministro della Corea del Sud. Questa diffusione può avvenire soltanto tramite una ramificazione degli strumenti AI nei diversi settori della società, per far sì che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale possa diventare una pratica abitudinaria. Da questo punto di vista, ha aggiunto Duck-soo, la Corea del Sud sta compiendo molti progressi, e sarà una delle nazioni leader del settore nel 2024.
A seguire è intervenuta Paula Ingab, ministra delle Tecnologie dell'informazione, della comunicazione e dell'innovazione del Ruanda. Ha detto che il suo Paese “vede l'intelligenza artificiale come un'opportunità per stimolare la produttività”. I settori su cui il governo intende intervenire sono soprattutto “l’agricoltura e la sanità”. È però necessario “combinare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale con le sfide dell’adozione digitale”, creando infrastrutture adeguate in tutto il Paese.
Anche l’Arabia Saudita, rappresentata da Abdullah bin Amer Alswaha, ministro delle Comunicazioni e delle tecnologie informatiche, ha sottolineato l’importanza di integrare l’AI nelle politiche statali, in particolare nell’economia, assistenza sanitaria (soprattutto per le malattie genetiche), ricerca. Alswaha ha anche esortato a una collaborazione internazionale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa.
Il potenziale trasformativo dell’AI è stato riconosciuto anche da Ruth Porat, direttrice finanziaria di Alphabet, capogruppo di Google, che ne ha esteso i benefici anche all’analisi dei cambiamenti climatici e alla democratizzazione dell’accesso alle informazioni. Secondo Porat, l’AI ha il potenziale di “trasformare la vita”.
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Amandeep Singh Gill, inviato del segretario generale delle Nazioni unite per la Tecnologia, ha ricordato però che tutte queste buone intenzioni devono essere realizzate attraverso uno “sforzo deliberato per rendere l'intelligenza artificiale una livellatrice, costruendo infrastrutture digitali e promuovendo competenze interdisciplinari”.
La connettività, ha risposto Porat, resta “una sfida critica, dal momento che un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a Internet”, problematica che l’azienda di Mountain View, ha assicurato, sta affrontando con tutti i mezzi disponibili.
“La qualificazione e l'istruzione della forza lavoro sono componenti essenziali per un'adozione efficace dell'AI”, ha proseguito Porat, così come la cooperazione pubblico-privato risulterà vitale per massimizzare i benefici economici del settore.
Sorgono però molti interrogativi sui metodi attraverso cui bilanciare gli obiettivi etici dell’intelligenza artificiale, fungere da “grande livellatrice”, con gli obiettivi economici e di redditività, che stanno causando a oggi una guerra tra aziende in questa nuova corsa all’oro.
“L'AI ha il potenziale di sconvolgere i modelli di business tradizionali”, ha concluso Porat, “e di eguagliare le opportunità per innovatori e imprenditori di tutto il mondo”. Se questo sarà vero, sarà solo il tempo a dircelo.
Immagine di copertina: 123Rf